DA QUA A QUA …non pensate di stare fermi, però!
INTRO – (Done) Per la serata abbiamo pensato ad un’incontro in 3 tappe. Carla, Andrea e Chiara vi guideranno in un viaggio che porta dagli abissi della sofferenza, verso la luce.
E, alla fine, vedremo di capire che senso specifico abbia per noi, in questo momento, affrontare un tema così complesso.
Cercheremo di darvi qualche spunto, e non c’è nessuna pretesa di esaurire la cosa qui.
Speriamo che quello che vedremo e ci racconteremo stasera qui dentro, sia utile a ciascuno di noi per una riflessione personale.
Per introdurre l’incontro, ho pensato di leggervi un brano tratto da un libro di Fabio Volo (E’ una vita che ti aspetto, Mondadori).
Questo il riassunto di massima: Il protagonista del libro (Checco) avverte un’ansia legata alla paura di morire fino a che decide di andare a fare degli esami e ad una visita da un medico (Giovanni). Questo medico, suo amico, nella diagnosi gli rivela che è sano come un pesce e che la vera paura che ha riscontrato in lui è “paura di vivere”. Ed il Vivere con la V riguarda principalmente l’amore verso noi stessi, verso gli altri, verso ciò che facciamo. Da qui la decisione di imbarcarsi in un percorso che lo porti dalla sua morte metaforica alla vera Vita.
Ho preparato un piccolo cartellone.
Il titolo è: “Dal– QUA—— al– —QUA”, ma non pensate né che si tratti di un momento statico, né di un percorso ciclico.<br /><br />Ci sposteremo tanto, di tappa in tappa. E, arrivati alla reale comprensione dell’ultima tappa, nulla sarà più come prima.<br />Ma, come già detto, potrebbe non essere un percorso che si esaurisce stasera.
Alla fine di ogni tappa, cercheremo di riassumere in poche parole chiave il suo senso profondo, giusto come promemoria.
I TAPPA – La sofferenza (Carla)
La visione di un estratto dal film Il Gladiatore apre questa prima tappa. [http://www.youtube.com/watch?v=Wj1kX4rnMPM, non è la sequenza che abbiamo proiettato dal DVD, che va dall’arresto di Massimo al massacro della sua famiglia, ma può forse ricostruire un po’ il clima]
E’ una scena che lascia senza parole, il dolore immenso di vedere uccisa la propria famiglia, un dolore così forte da farci sparire. Siamo niente. Non ci siamo più. Siamo morti. Quante volte nel nostro quotidiano ci troviamo davanti piccoli grandi drammi e quante volte non li affrontiamo nemmeno, presi dal tempo che scorre inesorabile, con il suo ritmo battente, sempre troppo veloce per consentirci di stargli accanto come vorremmo. E così corriamo, inseguiamo, ci agitiamo continuamente, angoscia, stress.
Aspettate: fermatevi un attimo! Non si tratta di grandi sforzi, ma semplicemente di 5 minuti per noi, per pensare.
Riconoscendo quel piccolo o grande momento di morte farai il primo passo per poterlo affrontare e superare.
Alcune frasi, tratte da Il vuoto di Franco Battiato, hanno aiutato un piccolo momento di deserto…
“Tempo non c’è tempo sempre più in affanno inseguo il nostro tempo”
“vuoto di senso senso di vuoto”
“E persone quante tante persone un mare di gente nel vuoto”
“tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei”
“money money…”
“Danni fisici psicologici collera e paura stress”
“sindrome da traffico ansia stati emotivi”
“primordiali malesseri pericoli imminenti”
“e ignoti disturbi sul sesso”
La parola chiave che forse descrive in modo più immediato questa primo momento del viaggio è “morte”.
Ed è ora che una piccola luce si accende, con il brano qui riportato.
“In una giornata di nebbia anche a mezzogiorno il sole fatica a farsi vedere, ma a nessuno di noi verrebbe mai in mente che il sole si fatica a vedere perché potrebbe essere spento o indebolito. Il sole è sole, potente e bello come sempre, ma la nebbia fa la sua parte nell’oscurare. In una giornata di nebbia non c’è bisogno di riaccendere il sole, bisogna attendere che la nebbia si diradi e si sciolga. Solo Dio, quando ci guarda, riesce a vedere il nostro essere completamente assolato della sua stessa luce al di là e oltre la nebbia. Solo Dio vede oltre, vede dentro, vede tutto. Gesù non è venuto a cambiare la natura dell’uomo, non è venuto a denigrarlo, nei suoi limiti, a giudicarlo e a condannarlo per la sua oscurità, è venuto invece a diradare la nebbia.” (Tratto da Felice Via, Riflessioni sul Vangelo di Paolo Spoladore)
II TAPPA – Sollevarci in volo (Andrea)
Video da La Vita è Bella: ingresso nel campo e Benigni che “traduce” le regole del campo [qui un estratto sul Tubo: http://www.youtube.com/watch?v=Jg_TifN3-Dk]
Nella seconda tappa del nostro viaggio ricominciamo lentamente a risalire.
E pensando alla risalita mi sono venute in mente diverse cose, ma principalmente mi p venuto da pensare al desiderio che l’uomo da sempre ha di sollevarsi in volo, di staccarsi da terra. Come Icaro con le sue delicate ali di cera. Come provava a fare Leonardo con le sue curiose macchine di legno, stoffa e funi.
Staccarsi dalla sicura ma pesante terra, per librarsi in volo con leggerezza.
Pesanti certezze e libertà di sognare. Coraggio di staccarsi dall’abitudine per avventurarsi verso quello che ci sta davanti.
Mentre parlo, alle mie spalle scorrono immagini tratte da spettacoli di acrobazie aeree, principalmente al trapezio e ai tessuti, come:
http://www.youtube.com/watch?v=6_m9ZnO3dus
http://www.youtube.com/watch?v=o3dDAt9Hjoo
http://www.youtube.com/watch?v=-x93RUZlauo
http://www.youtube.com/watch?v=m6dSa00Rolc
Ne La notte dei desideri, Jovanotti dice: “Cosa pensa il trapezista mentre vola / Non ci pensa mica a come va a finire”.
E forse questo atteggiamento ha qualcosa a che vedere con il nostro quando ci cadono addosso situazioni da cui ci sembra impossibile risalire.
E ci sono due aspetti che mi sta particolarmente a cuore mettere a fuoco:
1) Il trapezio è anche tecnica, oltre che coraggio. Come osservato da qualcuno durante l’incontro, il coraggio di buttarsi nel vuoto senza sapere cosa si sta facendo non è poi di grande aiuto, e serve solo a farci spiaccicare al suolo. Il trapezio è fatto di prove, di esercizi, di concentrazione: vivere la vita con consapevolezza e lavorare un po’ su noi stessi, sui nostri difetti, e sui problemi che circondando le nostre giornate, può esserci forse di qualche aiuto. Se sappiamo bene di non essere totalmente “padroni del nostro destino”, come forse ci piacerebbe tanto, non siamo neppure totalmente “in balia delle onde”.
“Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre.” (Tommaso Moro)
2) Il trapezio è anche fiducia: fiducia nelle nostre capacità, ma anche in quella delle mani che si protendono per prenderci al volo. Non siamo soli davanti ai problemi della vita. Se è vero che si nasce soli e si muore soli, la vita è un lungo viaggio da fare anche in compagnia. Coltivare rapporti non superficiali, imparare a fidarci di altre persone, che pensiamo se lo meritino (inoltre fidarsi di una persona non equivale ad abbandonarsi totalmente al suo volere!), sono cose che possono esserci d’aiuto nei momenti difficili. E anche i momenti felici sono più belli se vissuti con la giusta compagnia.
Fiducia, in se stessi e negli altri …ma non è ancora giunto il momento della Fede …quella la troveremo nella prossima tappa dell’incontro.
Mentre questa la chiudiamo con l’individuazione di alcune parole chiave: “speranza”, “rischio”, “coraggio di fidarsi” e con un’improbabile scenetta sulla prua del Titanic, in cui alla celeberrima domanda “Ti fidi di me?”, viene data risposta negativa, con conseguenze ancora più infauste di quelle che la storia ricorda…
III TAPPA – Voglia di ricostruire (Chiara)
Video da The Blues Brothers, dall’incontro con la pinguina [http://www.youtube.com/watch?v=YmRitHAjQxw] alla messa di James Brown [http://www.youtube.com/watch?v=MVNMLOnT-Lg], durante la quale Jake vede la luce e gli viene l’idea di riunire la band per un grande concerto di beneficienza per salvare l’orfanotrofio.
Sono appena tornata da New York, e non riesco a parlare di resurrezione senza che la mia mente corra all’attentato che l’11 settembre 2001 ha abbattuto le due Torri Gemelle del World Trade Center.
Il 20 aprile 2008 Ground Zero è stato teatro della prima visita di Papa Benedetto XVI negli Stati Uniti, che dinanzi alle autorità e a numerosi familiari delle vittime degli attentati, ha pregato ed ha acceso un lume di candela al centro della piazza in memoria delle vittime.
L’11 settembre 2011 in occasione del 10º anniversario degli attentati dell’11 settembre è stato inaugurato il National September 11 Memorial & Museum con una cerimonia in cui erano presenti oltre ai familiari delle vittime l’attuale sindaco Michael Bloomberg, Rudolph Giuliani sindaco della città di New York all’epoca degli attentati, Barack Obama attuale presidente e George W. Bush presidente all’epoca degli attentati.
Vi sorgerà il grattacielo One World Trade Center, precedentemente conosciuto come “Freedom Tower“.
Sul luogo dove sorgevano le fondamenta delle Torri Gemelle, si sta costruendo un parco in memoria delle vittime (National September 11 Memorial), è stato costruito anche un museo con gli oggetti recuperati da Ground Zero dopo l’attentato (National September 11 Museum) e, infine, dove una volta sorgeva la stazione che portava i pendolari newyorkesi al World Trade Center, sorgerà una nuova e futuristica stazione della metropolitana.
Si lavora giorno e notte per ricostruire, ancora più bello di prima, qualcosa che è stato distrutto producendo tanta rabbia e tanto dolore.
Così come la fenice, che rinasce dalle sue ceneri.
“eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un’altra diavoleria.”
(Vasco)
Queste le immagini più importanti che hanno accompagnato il nostro viaggio:
– Foto 1: lo skyline di New York, come lo vediamo in tante immagini del secolo scorso (prima)
– Foto 2: il terribile attentato dell’11 settembre 2001 (dopo)
– Foto 3: la capacità di non darsi per vinti, riassunta nell’immagine del signore che tutti i giorni lucida la targa che ricorda l’attentato, per conservare il ricordo di quello che è successo e per spronare la ricostruzione
– Foto 4: la resurrezione/ricostruzione della Torre
Questa terza tappa la sintetizzeremo proprio con la parola “Resurrezione” (che alcuni di voi hanno preferito mascherare nella criptica espressione “Franz”).
CONCLUSIONE – La Croce e la luce (Done)
Il viaggio è terminato, almeno per quello che potevamo permetterci in un paio d’ore insieme.
Siamo ancora nel Tempo Pasquale, che dura fino alla Pentecoste.
E il percorso di ha portato, attraverso la QUAresima, fino alla PasQUA.
Dal dolore alla Resurrezione.
Speriamo che la riflessione vi sia servita, che vi serva nella vostra quotidianità.
Il dolore esiste. E non sempre ci sono antidoti.
Ci sono esperienze che ci fanno male, e nessuno è totalmente immune dalla sofferenza.
Ma non siamo in balia degli eventi.
Riflettere, imparare a restare soli con noi stessi, e a cogliere il meglio del nostro stare con gli altri, imparare a pregare davvero, sono cose che possono esserci d’aiuto anche nelle esperienze di tutti i giorni. Sia in quelle positive che in quelle negative.
Mi sembra interessante farvi vedere un’ultima clip, prima di salutarci, che ci porta verso i cancelli del cielo, con la nostra croce sulle spalle.
http://www.youtube.com/watch?v=ynrSBD8t_dc
Forse non saremo mai capaci di dire davvero cose di questo tipo:
Dio non ti darà mai più di quello che puoi caricare
Quindi, caricati la tua Croce e rallegrati per il premio.
Impariamo a caricare la nostra Croce senza protestare e chiediamo al Signore solo forza per continuare e uscirne trionfanti.
Qualsiasi sia la tua Croce, qualsiasi sia il tuo dolore, ci sarà sempre uno splendore, dopo la pioggia…
Forse potrai inciampare, forse perfino cadere…
Però Dio è sempre pronto a rispondere alla tua chiamata.
Dio ti invierà sempre luce dopo la pioggia.
Ma non escludiamolo a priori!
Ci salutiamo con un Padre Nostro, e speriamo di tornare a casa un po’ più ricchi di quando siamo arrivati qui.
Lascia un commento