Un’estate intensa …atmosfericamente instabile, emotivamente densa, lavorativamente moooolto rilassata. Capitoli che si chiudono, porte che si accostano e nuovi mondi davanti ai miei occhi.

L’amore ha bussato alla porta e sono felice di essermi fatto trovare in casa…

Per cercare di farmi perdonare per il mio lungo silenzio, regalo al mio blogghino la prima bozza del mio prossimo editoriale di Vola la Notizia! Ben trovati a tutti quanti!

Salutarsi …per sopravvivere?

Quanto segue non è semplicemente una comunicazione di servizio, e purtroppo, per ovvie ragioni di spazio, non potrà neppure essere un’analisi dettagliata del problema.

Mi risulta molto difficile dire semplicemente: “Quest’anno il Teatrino non riaprirà i battenti, all’inizio delle scuole”. Non è una comunicazione che non mi costa nulla dare. E non è neppure una decisione che non ci sia costato nulla prendere.

La notizia è già circolata abbondantemente e quindi non mi dilungherò troppo a commentarla: se chi legge non ne sa nulla, probabilmente non si è mai interessato troppo alla vita del nostro gruppo (o almeno non se ne è interessato troppo di recente!), e quindi può fermare a questo punto la sua lettura, se crede. Non escludo che qualcuno potrebbe anche dimostrare una certa soddisfazione nel leggere questa comunicazione …anch’egli può tranquillamente fermarsi qui.

Fatto sta che la sera del 30 agosto 2005 il vecchio gruppo di lavoro di noi “grandi” che fino all’anno scorso ha garantito la regolare apertura delle porte del Teatrino, si è riunito per parlare un po’ della ripresa delle attività dopo la Festa della Famiglia.

La Festa è stata un grande successo, e un dato positivo di partenza poteva essere la grande partecipazione e il grande impegno dei ragazzi che stavano contribuendo a questo successo.

Questo però, attorno a quel tavolo, non era il dato più rilevante.

Respiravamo ancora tutti la stanchezza di un anno che non ci aveva, almeno a nostro sentire, ripagato degli sforzi investiti sulla vita regolare del gruppo: un ricambio quasi inesistente tra i più piccoli, una collaborazione difficilissima e quasi mai spontanea dei più grandi, uno scarsissimo spirito di gruppo e una scarsissima affezione alla Parrocchia e al luogo di incontro. Avevamo già notato quanto fosse difficile vedere l’iniziativa di qualcosa partire spontaneamente dal gruppo. Nel migliore dei casi potevamo notare, in alcune occasioni speciali, una grande partecipazione, ma è sempre stata troppo forte l’impressione che tutti (o quasi) si rapportassero direttamente con noi, quasi senza parlare gli uni con gli altri. Centinaia di volantini, valanghe di messaggi, cartelloni su via Stazione …con che risultati?

Questo era solo uno dei problemi. Il continuo aumento della nostra stanchezza si andava accumulando alla nostra sempre maggiore difficoltà a garantire lo svolgimento dell’impegnativo calendario che da sempre scandisce la nostra attività. Il desiderio, sempre frustrato, di vedersi affiancare da forze nuove, da persone capaci di formulare un progetto, per quanto semplice, e di curarsene. Lo potevamo notare anche durante la Festa: quasi nessuno che mettesse a disposizione neppure un minuto del proprio tempo più di quello sindacalmente dedicato all’attività di servizio ai tavoli.

Un’altra difficoltà ancora è sicuramente da collegare al fatto che, come in qualsiasi gruppo di lavoro, costituito da tante teste pensanti, ciascuno di noi avrebbe un suo modo di concepire il gruppo, la sua vita, e le sue finalità. Diventa quindi molto pesante la continua discussione, che si fa sempre più difficile e meno sopportabile quanto più aumenta la stanchezza. Anche per questo problema sarebbe opportuno l’arrivo di nuove energie e di nuove idee, che rimettano un po’ in gioco vecchi equilibri e tradizionali prese di posizione.

Si è deciso di sospendere, almeno fino alla formulazione di una soluzione, l’attività del Teatrino.

Si è consapevolmente deciso di sospendere l’attività nella sua totalità, senza mantenere le attività occasionali (gite, uscite, feste). Se è vero, da un lato, che queste attività hanno sempre avuto una buona riuscita, dall’altra abbiamo dovuto riconoscere che non sono troppo funzionali alla vita regolare del gruppo. Un bel gruppo che si trova spesso per fare delle cose può anche regalarsi occasioni speciali, ma un gruppo non può vivere solo attorno a tali occasioni.

E’ stato per questo che, al termine della riunione, noi, seduti attorno al tavolo, abbiamo ritenuto opportuno convocare i ragazzi ad una piccola riunione. Non semplicemente per comunicare loro la nostra decisione. Volevamo parlare dei problemi con loro e speravamo in qualche reazione.

La reazione c’è stata: dispiacere, qualche lacrima, tante legittime richieste di spiegazione, qualche domanda non sempre centrata …ma nessuna proposta concreta, nessuna assunzione di responsabilità. Sono convinto che prenderci un po’ di pausa per pensare potrà aiutarci a capire bene a cosa stiamo rinunciando e a cercare nuove soluzioni.

Alle motivazioni sopra esposte, che sono quelle di cui tutti abbiamo parlato, in modo più o meno sereno, più o meno commosso, nelle scorse serate, per me se ne aggiunge anche un’altra.

Sono molto amareggiato… E’ vero che chi ricopre ruoli di responsabilità un po’ più alta deve saper sopportare giudizi non sempre generosi sulla sua vita privata. Ma sono molto deluso nel vedere che tante persone che consideravo miei amici (o che credevo avessero almeno qualche stima del lavoro che ho svolto fino ad ora) hanno preferito giudicare senza troppi elementi e senza tanti filtri la mia vita personale. Se è legittimo che quanto accaduto recentemente possa averli lasciati stupiti, che possano disapprovare le mie scelte, in tanti non hanno neppure cercato di capire se per me quelle stesse scelte potessero rappresentare qualcosa di molto importante, se avessero motivazioni un po’ più profonde di quelle che passano tra i tavoli di un bar.

Così, anche se è una decisione che mi fa stare malissimo, ho ritenuto opportuno lasciare quegli incarichi di responsabilità che mi potevano esporre a critiche istituzionali. Restando semplicemente un privato che difende la propria intimità, come tutti hanno il diritto di fare.

Personalmente, mi auguro solo che il frutto di questa criticatissima scelta di vita perduri ancora per tanto, tanto tempo, vincendo la scommessa contro la storia che è insita in tutte le storie d’amore, più o meno strane sembrino, per dimostrare anche ai più severi il reale valore di quanto sta accadendo. E che la vita del Teatrino riprenda, superando le difficoltà personali di ciascuno di noi.

Non credo che sia un addio. Vorrei tanto che, presto o tardi, ci fossero ancora occasioni per vedere il Teatrino pieno. Che si risvegliassero nuove forze che già esistono tra noi, in grado di riaprire la porticina dietro la chiesa. Non escludo che, passate le tempeste e schiaritosi il cielo, possa capitare anche a me di tornare al lavoro con quel gruppo che ho contribuito a coltivare.

Ma sono convinto che ci vorrà un po’ di tempo. Il tempo della riflessione e del chiarimento.

A presto, spero.

Un abbraccio a tutti!